Alimentazione sostenibile

Il modo in cui mangiamo, al momento, non è sostenibile: la richiesta di prodotti di origine animale aumenta e con essa gli allevamenti intensivi. Di conseguenza, aumenta anche l’utilizzo di risorse per sostenerli (acqua, mangime per gli animali, ecc.) e questo provoca, oltre a consumi molto alti, un notevole impatto sulla biodiversità animale e vegetale e uno scompenso enorme dell’ecosistema.

Ulteriori consumi di energia sono dati dalla produzione, lavorazione e imballaggio, spesso superflui, di prodotti vari; come acquirenti, le scelte che facciamo hanno un enorme potere sull'offerta di mercato. La sensibilizzazione può aiutare a raggiungere più persone possibile.

Esistono diversi modi, molto semplici, per rendere la nostra alimentazione più sostenibile per il pianeta, in modo che si possa compiere un gesto ecologico almeno tre volte al giorno con il minimo sforzo e grandi vantaggi anche per la salute.. Ne elenca alcuni il One Planet Food, il programma per l’alimentazione sostenibile del WWF:

Acquistare prodotti locali: comprare prodotti freschi sostenendo l’economia locale, le filiere italiane e le varietà nostrane, limitando i trasporti e quindi riducendo le emissioni di CO2.

2. Mangiare prodotti di stagione: sono più buoni, profumati e aromatici, oltre che economici per il minor costo di gestione. Associate a questi aspetti ci sono, ovviamente, le questioni ecologiche: i prodotti di stagione aiutano l’ambiente perché, in generale, determinano minori impatti: è noto e comprensibile come sia più difficile (e richieda un maggior impiego di prodotti artificiali) far crescere un prodotto che, altrimenti, in natura, non crescerebbe. I prodotti di stagione sono naturalmente anche più ricchi e concentrati dei micronutrienti che li compongono e determinano i loro effetti benefici (es. vitamine e minerali).

Un attendibile calendario di stagionalità di frutta e verdura si trova a questo link.

3. Ridurre il consumo di carne: l’attuale modello industriale di allevamento animale è la causa di gravissimi problemi ambientali: inquinamento, consumo di acqua, perdita di biodiversità, deforestazione e consumo di combustibili fossili. Il consumo di carne in Europa è il doppio della media mondiale. Una conseguenza dell’incredibile incremento del consumo di carne è che, oggi, quasi la metà della produzione agricola mondiale viene utilizzata come fonte alimentare per gli animali d’allevamento. Il consumo italiano annuale medio di carne si attesta sui 90 kg a testa, ben oltre qualsiasi raccomandazione salutistica.

4. Scegliere il pesce giusto: prediligere il pesce pescato rispetto a quello di acquacoltura, scegliere specie non in pericolo di estinzione, rispettare la regola della taglia legale di vendita delle specie, dare la precedenza al pescato locale, diversificando le specie e considerarne la stagionalità. Delle oltre 700 specie marine commestibili presenti nel Mediterraneo solo il 10% circa è commercializzato. La conseguenza di questa “ignoranza” è un sovra sfruttamento degli stock delle specie più conosciute (come alici, nasello, merluzzo, pesce spada, sgombro, sogliole), che tendono col tempo a scarseggiare nei mari. Eppure in tutta Italia tante sono le ricette tradizionali da nord a sud che si basano su pesci meno noti, spesso denominati “poveri” (invece molto ricchi di sapore e di nutrienti).

5. Ridurre gli sprechi di cibo: la dimensione dello spreco ha numeri inaccettabili: 1/3 della produzione mondiale di cibo non viene consumato, ovvero 1 miliardo e 600 milioni di tonnellate di alimenti viene gettato di cui l’80% è ancora buono. Oltre alle ripercussioni etiche, un cibo che non nutre nessuno è anche dannoso: l’acqua necessaria per produrre il cibo che si spreca a livello mondiale è di 250 miliardi di litri (il consumo di New York nei prossimi 120 anni), si sprecano 1,4 miliardi di ettari di suolo (si sfrutta inutilmente ossia il 30% della superficie agricola), si immettono nell’atmosfera 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, (la terza fonte di emissione dopo la Cina e gli USA). Bisogna prestare attenzione alla conservazione del cibo e alle date di scadenza, oltre a non esagerare con le quantità durante la spesa e con le porzioni a tavola. Si può sempre fare il bis!

6. Prediligere i prodotti biologici: l’agricoltura biologica consente di disporre di cibi più sani e saporiti ma cerca al contempo di ridurre il più possibile l’impatto ambientale delle attività produttive, basandosi sul rispetto dei processi ecologici, delle risorse (in primis suolo e acqua) e della biodiversità ed eliminando l’uso di sostanze chimiche di sintesi (come concimi, diserbanti, insetticidi, pesticidi, antibiotici). Bandendo l’uso di fertilizzanti, pesticidi chimici, antibiotici e ormoni per gli animali, riduce significativamente il rischio di contaminazione dei corsi d’acqua e di bioaccumulo di sostanze tossiche nella rete alimentare. Privilegia, inoltre, varietà locali di piante e razze autoctone di animali (proibendo l’uso di organismi geneticamente modificati), preservando così la diversità genetica delle specie e permettendo anche alle specie selvatiche di integrarsi nelle pratiche agricole, contribuendo così alla conservazione degli habitat e delle specie selvatiche.

Ricordo che l’azione tossica dei pesticidi è associata a disfunzioni mitocondriali, interferendo con il metabolismo umano. Spesso i prodotti biologici sono quelli più “brutti” esteticamente, segno che non sono stati trattati con prodotti chimici per preservare il loro aspetto "intatto", innaturale.

7. Evitare prodotti con troppi imballaggi: ciascun italiano produce oltre 528 kg di rifiuti l’anno, per un costo medio di gestione di 186 euro per famiglia. Circa il 40% dei rifiuti è costituito da imballaggi. Tutto quello che, infatti, si acquista, per poter arrivare sullo scaffale del supermercato e poi nelle nostre case, ha bisogno di essere impacchettato o confezionato. Gli imballaggi, però, si trasformano in rifiuti da smaltire. Questi rappresentano un costo a carico dell’ambiente in quanto richiedono risorse (energia, acqua, materie prime) per essere prodotti e hanno impatti sulle emissioni di gas serra, sulla biodiversità e salute umana. Inoltre gli imballaggi incidono notevolmente sul prezzo del prodotto finito. La soluzione sta nella scelta di prodotti sfusi e alla spina (in cui i consumatori si recano nei punti vendita muniti di un contenitore che poi riempiranno grazie al sistema dei dispenser) che puntano a ridurre rispettivamente i contenitori necessari o a permetterne il riutilizzo.

8. Evitare cibi eccessivamente elaborati: sughi, surgelati, caffè in cialde, piatti pronti refrigerati, barrette di cereali, frutta già tagliata in vaschetta e prodotti light. Questi prodotti hanno impatti molto elevati, prioritariamente dovuti alle richieste di energia nelle fasi di produzione e conservazione. Non si deve rinunciare a tutto, ma provare a sostituire qualche snack con un frutto fresco e rimettersi qualche volta in più ai fornelli, per non perdere la conoscenza delle caratteristiche e proprietà dei cibi che si portano a tavola e delle tradizioni culinarie italiane. Per riconoscerli possiamo aiutarci leggendo la lista degli ingredienti, che non deve mai essere troppo lunga e di difficile comprensione.

9. Bere l’acqua di rubinetto: l’acqua in bottiglia è totalmente insostenibile dal punto di vista ambientale: è un dato di fatto come l’acqua imbottigliata determini un enorme aumento dei cicli di produzione e smaltimento dei contenitori in plastica (solitamente in PET la bottiglia e in differente polimero, il tappo), nonché un inquinamento dovuto alle operazioni di trasporto, principalmente effettuate su gomma. La qualità dell’acqua di rubinetto è sicura, salubre, batteriologicamente pura e accettabile al gusto. Di contro gli italiani, attirati probabilmente dalla pubblicità che attribuisce all’acqua imbottigliata proprietà “terapeutiche” e di dimagrimento, sono i più grandi consumatori d’Europa di acqua in bottiglia, con 192 litri a testa. Spesso si tratta solo di una questione di gusto: molti non sanno che bisogna solo lasciare riposare l’acqua per qualche ora perché il sapore diventi più gradevole. Da non sottovalutare il fattore psicologico: mi è capitato più volte di vedere accaniti sostenitori dell'acqua in bottiglia in difficoltà a riconoscere, tra due bicchieri d'acqua identici, quale fosse quella in bottiglia e quale di rubinetto. Se pensiamo poi anche al risparmio economico non ci saranno più dubbi.

10. Evitare sprechi ai fornelli: quando si usa il forno, si può decidere di mettere a cuocere più teglie insieme, cercando di evitare di aprire in continuazione il forno. Esso, inoltre, si può spegnere qualche minuto prima dell’avvenuta cottura, ultimandola con il calore residuo. Un’altra potenziale forma di risparmio è legata all’uso del coperchio sulle pentole, capace di ridurre i tempi di cottura e l’energia utilizzata. In questo la pentola a pressione è maestra: dimezza i tempi ed è ottima per soprattutto per cibi che vanno lessati, stufati o cotti al vapore. E’ inoltre importante scegliere pentole e fornelli proporzionati tra di loro: infatti solo il calore che raggiunge il fondo della pentola è utile alla cottura, il resto è spreco che avrà un effetto solo sulla bolletta del gas. Sapevi che la pasta si può cuocere a fuoco spento? Basta, dopo aver portato l'acqua a ebollizione, buttare la pasta, mettere il coperchio e spegnere il gas. Attendere il tempo di cottura indicato sulla confezione e il gioco è fatto.

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