Il tasso di perdita di foreste nel mondo è allarmante. Per l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), tra il 1990 e il 2020 sono andati persi 420 milioni di ettari di foresta a causa della deforestazione, un'area equivalente a quella dell'UE.
Col termine deforestazione si intende la distruzione delle foreste, in modo da poter destinare la terra ad altri usi. Per converso, il degrado forestale consiste in un processo più graduale legato alla perdita della capacità delle foreste di produrre benefici essenziali, come il legname o la biodiversità. La deforestazione e il degrado forestale sono principalmente conseguenze delle attività umane.
L'agricoltura e la conversione di foreste in terreni coltivati sono il principale motore della perdita di foreste. Secondo la FAO, sono la causa di almeno il 50% della deforestazione globale, principalmente per la produzione di olio di palma e semi di soia (destinati all’alimentazione del bestiame negli allevamenti, ndr.).
Il pascolo del bestiame è responsabile di quasi il 40% della deforestazione globale. In Europa, la conversione in terreni coltivati rappresenta circa il 15% della deforestazione e il 20% è dovuto al pascolo del bestiame.
Secondo la valutazione d'impatto della Commissione europea, i principali prodotti importati nell'UE con provenienza da terreni disboscati sono: Olio di palma 34%, Soia 32,8%, Legno 8,6%, Cacao 7,5%, Caffè 7%, Gomma 3,4%, Mais 1,6%.
Link all'articolo completo: Parlamento europeo (europa.eu)
Cosa possiamo fare? Nonostante spesso il sentimento comune sia quello di essere gocce nel mare, la comunità è composta di singoli, esattamente come il mare di gocce. Se ognuno facesse la sua parte riusciremmo a far cambiare direzione alle aziende e alle politiche, nazionali e internazionali.
Ridurre il consumo di carne rossa è già una misura prevista dalla piramide mediterranea, non tanto per l'ambiente quanto per la salute dell'organismo. Scegliere la carne rossa non da allevamento intensivo ma biologica o a km 0, da pascoli o piccoli allevamenti potrebbe essere una valida alternativa. Purtroppo, per quanto riguarda l'etichettatura della carne e la tracciabilità della sua provenienza, le leggi sono ancora bozze e disegni.
Ritengo allo stesso modo opportuno, alla luce di quanto appreso leggendo i rapporti della FAO, prestare attenzione alla presenza di olio di palma negli alimenti (dolciumi, prodotti da forno, patatine, carne impanata, sughi pronti, prodotti per l'infanzia, alcuni tipi di pane e pasta sfoglia, altri prodotti confezionati). Questo olio è molto usato dalle aziende perché economico e versatile, tuttavia la lavorazione ad elevate temperature lo rende pericoloso per la salute (oltre alla comprovata insostenibilità ambientale).