L’alimentazione è spesso, purtroppo, associata solamente all’effetto che avrà sul peso corporeo e la forma fisica.
È però fondamentale ed influente anche su tanti altri fattori, tra cui la prevenzione di patologie, il rafforzamento del sistema immunitario, la regolazione dell’umore e molti altri.
Tra questi, è noto già da diversi anni l’impatto che l’alimentazione ha sul sistema nervoso centrale e le patologie ad esso correlate (come l’Alzheimer e la degenerazione neuronale), la memoria e l’apprendimento.
Un articolo scientifico del 2008, a seguito di studi effettuati su modelli animali, sostiene che dieta, esercizio fisico e altri aspetti dell’interazione quotidiana con l’ambiente abbiano il potenziale per alterare la salute del cervello e la funzione mentale.
Aggiunge, inoltre, che particolari nutrienti influenzano la cognizione, agendo su sistemi molecolari o processi cellulari che sono vitali per mantenere la funzione cognitiva. Vediamoli di seguito.
Sono stati invece individuati come responsabili di declino cognitivo grassi saturi e rame.
Secondo altri studi più recenti (2015, 2017), la dieta occidentale ricca di grassi saturi e carboidrati raffinati è associata a una ridotta funzione cognitiva globale, declino cognitivo e demenza:
I cibi ricchi di grassi e zuccheri sono molto gratificanti e un consumo eccessivo porta a continue alterazioni nelle regioni cerebrali coinvolte nell’apprendimento, nella memoria e nella ricompensa. Questi cambiamenti promuovono il consumo eccessivo e la continua ricerca di cibo (a favore dei produttori degli stessi alimenti, N.d.R.).
Le diete ricche di grassi e/o zuccheri, inoltre, riducono l’integrità della barriera emato-encefalica; ciò crea una vulnerabilità all’afflusso di tossine dalla circolazione al cervello, potenzialmente alla base della disfunzione cognitiva indotta dalla dieta.
Un altro articolo scientifico del 2018 conferma quanto detto precedentemente: gli alimenti a basso indice glicemico sembrano migliorare l’attenzione, la memoria e la capacità funzionale, mentre quelli ricchi di zuccheri semplici sono associati a difficoltà di concentrazione e attenzione.
Il cervello ha bisogno di una fornitura continua di aminoacidi per la sintesi di neurotrasmettitori, in particolare serotonina e catecolamine. Bassi livelli di serotonina sono stati collegati a riduzione dell’apprendimento, del ragionamento e della memoria.
La qualità e il tipo di grasso alimentare possono anche influire sulla capacità intellettuale e mentale. Un elevato apporto di grassi saturi è stato correlato al deterioramento cognitivo mentre il consumo di acidi grassi polinsaturi (acido docosaesaenoico) ha effetti benefici nella prevenzione di esso. Si consiglia di consumare diete con un adeguato rapporto (5:1) di acidi grassi omega-6 e -3 (come previsto dalla dieta mediterranea) poiché associati a una migliore capacità di memoria e a un minor rischio di deterioramento cognitivo.
Vitamine B1, B6, B12, B9 (acido folico) e D, colina, ferro e iodio esercitano effetti neuroprotettivi e migliorano le prestazioni intellettuali. Parallelamente, gli antiossidanti (vitamine C, E, A, zinco, selenio, luteina e zeaxantina) svolgono un ruolo molto importante nella difesa dallo stress ossidativo associato al deterioramento mentale e nel miglioramento della cognizione.
Infine, è in corso di studio il potenziale della quercitina (un flavonoide) sulla memoria; essa si trova in capperi, uva rossa e vino rosso, cipolla rossa, tè verde, mirtillo, mela e sedano.